Facendo riferimento al chicco di grano fatto farina, non si può non parlare dei dolci. L'approssimarsi delle festività natalizie, del carnevale, proemio al periodo di digiuno e astinenza quaresimale, le ricorrenze più importanti da ricordare, come matrimoni e battesimi, erano tutti motivi perché le case si riempissero degli odori degli impasti messi a cuocere, dopo una lunga preparazione che vedeva partecipare tutte le donne della casa, e insaporiti con miele e zucchero a velo. Bastavano pochi ingredienti: l'immancabile farina, uova, zucchero, vincotto, mandorle o castagne, e si realizzavano dolci che inebriavano i palati di grandi e piccini. "Prupate", scaldatellì, taralli, cartellate, mostaccioli, ostie ripiene, ciambelle, pettole,
solo per citarne alcuni, erano il simbolo della festa, maggiormente sentita, perché si poteva mangiare quello che scarseggiava negli altri giorni della settimana o durante le faticose ore di
lavoro nei campi. Era questo il bello della festività: avere la possibilità di gustare quello che era precluso negli altri giorni, non solo per mancanza di tempo ma anche per la scarsità degli ingredienti. La festa dunque diventava tanto più ricca, preziosa ed importante quante più pietanze e dolci venivano serviti a tavola, infatti in occasione di grandi festività si preparavano le ciambelle di farina, più noti come "prupate", dolce tipico delle nozze, dal peso di circa un chilo e dal diametro di quasi venti centimetri. Alla farina si aggiungeva miele, zucchero, lievito, cannella e aromi vari, spesso arancia grattugiata o chiodi di garofano. In alcuni paesi era il dolce del carnevale, mentre in altri scandiva il rito del fidanzamento e della promessa di matrimonio. Si mangiava e si ballava per tutto il giorno. Le note di qualche arrangiato complessino si diffondevano nell'aria intrecciandosi agli odori dei maccheroni fumanti con la carne, delle minestre di verdura, dei caciocavalli, della frutta secca o di stagione, il tutto accompagnato da vino abbondante e caffè.In alcuni paesi il pranzo nuziale era suddiviso nell'arco della giornata. Al mattino ci si recava a casa dello sposo dove c'era un primo rinfresco a base di caffè, rosolio, pezzi di taralli e "pru- pate". Poi ci si metteva tutti a tavola per il pranzo, dopo una breve pausa, in serata si consumava ancora carne, rigorosamente al sugo, caciocavallo e frutta. Tutto ciò che nonsi riusciva a mangiare si portava a casa. La festa terminava quando gli invitati seguiti dalla musica accompagnavano i novelli sposi verso la loro nuova abitazione.
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